Quella volta che a Berlino cadde il Muro
Più di 100 chilometri di cemento dividevano Berlino in due parti. Una di queste ricadeva sotto il durissimo regime della DDR, la Repubblica Democratica Tedesca che democratica lo era solo di nome, perché poi di fatto affidava la gestione del potere ad un sistema di controllo e di spionaggio scientifico e spietato.
Il 1989 si era aperto con le dichiarazioni del leader della Germania Est, Erich Honecker, che il muro sarebbe durato altri 100 anni, gettando al vento le speranze di chi voleva un’unificazione. Ma si scoprì ben presto che la dichiarazione era solo – e ancora – pura propaganda. Il 18 Ottobre di quell’anno, Honecker si dimise e il nuovo governo di Egon Krenz cambiò decisamente indirizzo e iniziò a concedere i permessi ai cittadini di andare in Germania Ovest.
Il muro di Berlino aveva i giorni contati. Il 9 Novembre 1989 il ministro della propaganda Günter Schabowski indice una conferenza stampa per comunicare le nuove norme relative alla libertà di viaggio. Un giornalista dell’ANSA, agenzia di stampa italiana, Riccardo Erhman, dopo aver ascoltato il ministro, fa una domanda all’apparenza innocente ma che accelerò la fine del regime comunista: «quando entreranno in vigore queste nuove norme?».
Schabowski rispose: «da subito». Le strade si riempirono da subito di gente e a Berlino, le persone iniziarono a scavalcare e ad abbattere il muro. Il mondo, all’improvviso, era diventato più grande. C’era più spazio per tutti.